Monumenti

Uno sguardo sul passato

Una posizione geografica eccezionale, un territorio suggestivo dal clima mite che ha favorito gli insediamenti umani fin dall’antichità e che oggi, come in un libro aperto sul passato, si può “leggere” negli aspetti fisici, biologici e antropici con estremo interesse.

Riscopriamo il Masso avello

Breglia, il masso avello

I massi–a velli (massi erratici scavati a tomba nella loro parte superiore), risalenti al II sec. d.C., sono caratteristici del territorio comasco dove ne sono stati scoperti una trentina.

Nel lontano 1908, a Plesio nella frazione Calveseglio, ne venne scoperto uno eccezionalmente con la copertura intatta, costituita da un lastrone di pietra lavorata a spiovente. Questo importante reperto archeologico dopo essere stato oggetto di una attenta indagine da parte degli studiosi venne risotterrato. Una trentina di anni addietro lo si recuperò nel tentativo di “inserirlo” in un itinerario turistico-culturale con vari interventi, fra cui la creazione di un’area di sosta appositamente attrezzata, operati dalle varie amministrazioni che si sono succedute. Oggi, il luogo situato a lato della variante nei pressi della Chiarella, è meta solo di qualche studioso e di pochi appassionati che giungono da lontano appositamente per visitarlo. Forse, data l’importanza di questo masso-avello, una maggiore valorizzazione e divulgazione con appropriate iniziative (un bellissimo esempio è stato dato da “Adottiamo il territorio”) darebbero una definitiva ”visibilita” a questo straordinario manufatto che ci rimanda al II-III secolo d.C., in piena epoca romana.

21 febbraio 2008: gli scolari della Scuola Primaria di Plesio firmano l’impegno per l’adozione del masso-avello.

Nell’ambito del progetto “Adottiamo il territorio” del Sistema Museale Territoriale Alpi Lepontine volto a sensibilizzare i ragazzi alla salvaguardia del patrimonio culturale e il senso di appartenenza al territorio in cui abitano, sono state celebrate le cerimonie di adozione di alcuni monumenti, durante le quali i bambini delle scuole primarie di alcuni comuni hanno pronunciato la solenne promessa di impegnarsi nello studio, nella tutela e nella valorizzazione di questi beni culturali.

Tomba tardo-romana

Gli stemmi

Andar per lavatoi

Un itinerario particolare questo, che ci riporta agli anni del “buon governo” austriaco del XVIII-XIX secolo, quando ogni piccolo borgo del nostro territorio veniva dotato di questa importante struttura pubblica.

Da noi il lavatoio è sempre stato un punto di riferimento quasi quanto il campanile della chiesa, la piazza con il monumento ai caduti e il cimitero. Quando non c’erano le macchine lavatrici c’erano solo loro: i lavatoi, costruiti in prossimità di un rigagnolo o di una sorgente, l’acqua della quale veniva captata e convogliata nella grande vasca centrale in pietra. La vasca, sovente divisa in più parti, la cui dimensione permetteva il lavoro contemporaneo di un buon numero di lavandaie, era delimitata da un piano continuo inclinato di granito su cui lavavano, usando come detersivo la “liscivia” (cenere sciolta in acqua bollente) e risciacquavano i panni strofinandoli con una spazzola di saggina e tanto “olio di gomito”.Queste strutture, che avevano anche una funzione di aggregazione sociale (il lavoro sovente veniva accompagnato da canti, si scambiavano informazioni, si raccontavano pettegolezzi…) permettevano alle lavandaie di lavorare in piedi, al riparo del sole e dalle intemperie, rappresentavano un progresso rispetto allo stare chinate sulla riva di un torrente.

A sinistra, dall’alto: il lavatoio pubblico di Logo, usato ancora da qualche donna anziana; il lavatoio a una sola vasca di Calveseglio e quello “monumentale” di Barna.